Scintille di sole

29 ottobre 2005

Presentazione alla Biblioteca comunale “S. Zavatti” di Civitanova Marche, a cura di Giovanna Renzini, giornalista
“Scintille di Sole” di Barbara Colapietro è un libro che racchiude nel titolo tutta l’anima dell’autrice.  Barbara è infatti una persona che scava a fondo dentro sé e che scavando porta fuori tutte le sfaccettature dell’anima: dalla gioia al dolore, dalla serenità alla paura, dalla delusione al perdono.
E questo viaggio dentro l’anima, che è un viaggio non facile, lei lo compie come una tappa inevitabile della crescita e soprattutto della libertà interiore.
Il suo percorso biografico ci aiuta a capire meglio il suo carattere e la sua poesia. Barbara Colapietro è nata a Fano, è diplomata in flauto al Conservatorio di musica “Arrigo Boito” di Parma e da anni è segretaria di redazione del giornale “Lo Specchio della città” di Pesaro.
Nel 1994 ha iniziato a scrivere poesie e fiabe e nel 1997 ha pubblicato il suo primo libro di poesie “… e il mio cuore ha ripreso a cantare”, edito dalla Otma edizioni di Milano, la stessa casa editrice di “Scintille di Sole”. Con il primo libro ed altre poesie ha ottenuto numerosi premi a concorsi nazionali. Da qualche anno è anche terapeuta naturale Reiki, una disciplina che punta alla ricerca dell’armonia interiore.
Potete dunque immaginare quale sensibilità è capace di esprimere una persona che ha orecchio da musicista, mani da terapeuta e cuore da poetessa.
Va anche detto che scavare nell’anima non è un gioco, anzi, può smuovere sentimenti e sofferenze che si sono sedimentati nel tempo. Ma l’autrice è una persona che rischia sulla propria pelle, o meglio, sulla propria anima. E da questo lungo “viaggio” ne esce purificata, regalando a noi tutti delle “scintille di sole”.
Il messaggio contenuto nel libro potrebbe essere dunque questo: solo conoscendosi a fondo ed accettando se stessi e gli altri, ci si libera dalle catene che la società o la nostra stessa mente ci mettono addosso.
Vi invito a leggere questo libro perché ci riporta ad una dimensione che rischia di andare perduta, che è quella della limpidezza, dell’autenticità. Nelle poesie si parla di “notti trapuntate di stelle”, di “fragore passionale del vento”, di amore e di abbracci di luce, ma anche di “occhi inariditi dal deserto della paura” e di “profumo della libertà”.
Da un lato Barbara Colapietro evidenzia la sua anima semplice che osserva il mondo con occhi pieni di meraviglia, dall’altro è comunque una persona consapevole del lato oscuro della vita, opposto alla luminosità dell’armonia.
Il mio più grande sogno – scrive Barbara – è che giorno dopo giorno si riaccenda quella scintilla di sole sopita nel cuore di ogni uomo, per costruire, insieme, un ponte di fratellanza, rispetto e amore fra tutte le creature, per un mondo di vera pace”.

2005
Il mio secondo libro edito

7 gennaio 2006

Presentazione al Teatro di Gradara, a cura di Valentino Rocchi, scrittore
“Non credo di avere particolari titoli per parlare di poesia, ma devo rifarmi a quando ho incontrato per la prima volta Barbara. E’ stato 6 o 7 anni fa quando qualcuno a Pesaro cercò di istituire un cenacolo, per gente di provincia come noi che si interessava alla scrittura. Lei la poesia. E quando l’ho sentita, l’ho ammirata e l’ho un poco invidiata perché lei, Barbara, riesce ad esprimere con pochi versi ciò che a me impegnerebbe quattro pagine di un romanzo per dire le stesse cose e sicuramente con minore armonia.
Noi, che siamo qui a parlare di poesia, siamo sicuramente persone fortunate, perché parlare di poesia vuol dire conoscere la poesia, amare la poesia, riuscire ad alzarsi di qualche centimetro da terra e vedere le cose con un’armonia favolosa. Molto probabilmente, noi abbiamo scritto in un certo momento della nostra vita una poesia, della quale forse poco dopo ci vergogniamo, ma nel momento in cui l’abbiamo scritta eravamo presi da ciò che scrivevamo.
Ma cos’è la poesia. Barbara, ti prego di lasciarmi leggere due versi che non sono tuoi. Sono di un giovane, dico giovane, poeta francese Philippe Jaccottet, giovane perché è appena nato quattro anni prima di me (1925 n.d.r.), giovane perché se è vero che un uomo non muore fino a quando ci si ricorderà di lui, Philippe Jaccottet sicuramente vivrà a lungo, molto più a lungo di me. E spiega Jaccottet la poesia. Cos’è la poesia? “Compito dello sguardo che s’offusca/ non è sognare o piangere, è vegliare/ come il pastore il gregge, e richiamare/ ciò che rischia di perdersi nel sonno”. Ecco, Barbara di questo, di tutto questo ha fatto tesoro non conoscendo (non so se conosceva questa poesia di Jaccottet). Cioè è stata attenta mentre guardava dallo spiraglio di una finestra che si apriva sul mondo che nulla sfuggisse al suo sguardo, e riesce di ogni piccola emozione a costruire, a fabbricare un dipinto che emoziona chi lo legge. E’ riuscita a far scendere la sua esca nella quiete dell’animo e pescare, di volta in volta, tutti gli elementi emozionali che ha vissuto per trasmetterceli. Lei riesce a cogliere una ad una le emozioni e, anche se ha chiamato il libro, questa raccolta, “Scintille di Sole”, seppure sono scintille, sono così accoste l’una all’altra da riscaldare il lettore assai più di un bel sole agostano. Barbara, grazie”.

6 ottobre 2007

Presentazione al “Caffè Letterario” di Viserbella (RN), organizzata da Barbara Colapietro, Simona Tebaldi, Federico Bassetti e Simone Oliva

Il reading poetico-musicale inizia con questa pagina scritta da me.
“Scintille di Sole è un inno alla vita, alle sue luci e ombre, e all’Amore, quello grande, immenso, che viaggia oltre il tempo e lo spazio, che non ha frontiere e che batte al ritmo del cuore di Dio, che è armonia degli opposti, la vera alchimia.
Scintille di Sole è un sogno ispirato dagli angeli che mi hanno consolato quando ero schiacciata dal dolore del mondo.
Scintille di Sole è la mia impronta di luce, le mie radici spirituali, la mia famiglia, la mia guarigione.
Scintille di Sole è un girotondo tra le stelle, una rosa bianca colta sulla luna, l’incontro tra terra, cielo e mare in un abbraccio senza fine.
Scintille di Sole è il mosaico che si completa, il viaggio dell’anima di una bambina che si trasforma in donna.
Scintille di Sole è la libertà ritrovata, è il profumo della pioggia di un viandante nel deserto, è il veliero che soccorre il naufrago travolto dalle onde.
Scintille di Sole è il concerto che regalo al mondo in cerca di Verità”.

21 novembre 2007

Presentazione al Circolo socio-culturale “Maria Rossi” di Pesaro, a cura di Donatella Galli, poeta pesarese

“Barbara Colapietro è la poetessa della fame, della sete, dell’amore, della strada e del cammino per far respirare meglio la sua anima e per andare avanti con la dolcezza del suo sguardo, la ricchezza della sue parole, la mano protesa verso gli altri. La poesia per lei è un itinerario verso la libertà, verso il sole.
L’orizzonte della sua poesia non conosce limiti perché se non potrà andare alle cose, le cose andranno a lei.
La Colapietro tratta in “Scintille di Sole” tanti temi: dai dolori del mondo, alle emozioni quotidiane, alla natura, alle incomprensioni del vivere, ai ricordi e ai sogni. La sua poesia è ricerca esistenziale nella consapevolezza che musica e immagini possono attivare quel cortocircuito interiore nel quale le emozioni bruciano, come i filamenti di una lampadina, illuminando oggetti che si scoprono come la poesia stessa.
Il verso della Colapietro nasce dall’onda del cuore, la sua poesia è una proiezione dei desideri dell’anima per portare un soffio di spirituale bellezza ad ogni essere umano.
La natura di Barbara è profonda e sensibile. Nelle sue liriche c’è anche questo percorso sotterraneo tra visibile e invisibile, tra orizzontale e verticale, tra narrazione e favola morale. L’arte poetica si affida alla limpidezza dell’ispirazione. Ci sono istinto, studio, intelligenza e musica.
La Colapietro ha fatto parlare vento, stelle, fiori, boschi con la ricchezza del linguaggio e il dolore cosmico per l’uomo rifiutato e abbandonato.
Poesie che cantano da sole, colloqui, meditazioni, desideri tra passato e presente, tra cammino spirituale e poetico a volte malinconico, un continuo altalenare tra il dramma del finito e la luce della fede riscoperta attraverso l’amore per le piccole cose. Il canto di Barbara in “Scintille di Sole” è ricco di silenzi, d’immaginosa sensibilità, di musicalità intrinseca, una parola che vaga fra le stelle del cielo, alla ricerca costante del significato del segreto dell’antica saggezza. Una poesia con il pudore dei sentimenti e la rigorosa essenzialità della scrittura, una virtù tutta la femminile con la filtrazione della quotidianità.
Questo parlare poetico, a volte sommesso e senza grida, dona alla parola profondità, forza e raffinatezza.
La sensibilità parte con il pensiero, con il pensiero di ogni poesia. Sono necessari gli occhi fisici e dell’anima per vedere le scintille di sole”.

Dal blog di Carmelina Rotundo Auro
30 settembre, 2007

“SCINTILLE DI SOLE”, UN LIBRO DA LEGGERE

“Barbara non ci crederai, ma questo tuo libro mi accompagna per i miei giorni perché le tue poesie vivono di luce, per la luce, nella luce

miliardi di occhi splendenti
[…]
aspettano con te
quando diventerai
uno strumento
dell’orchestra dell’Universo
e vivrai la Musica.

Come grani di un rosario le poesie di Barbara Colapietro scorrono: gridando ascoltando, combattendo, accettando, sperando…
Come una sinfonia, corpose altissime di una musicalità forte e dolce.
Come un canto d’amore parlano al cuore e lasciano dentro il desiderio di rileggerle tanto son belle.
Pur sentendo il gelo dell’universo, lei non si lascia sottomettere dall’indifferenza e grida: “RIDATEMI LA MUSICA” ricerca instancabile la Verità.

Il titolo, dovuto ad una VISIONE:

Scintille di sole
sparse con grazia
sul mare verde di primavera
fanno brillare
quel sentiero
nascosto tra gli alberi
e il sogno rivive nella realtà.

dona immagini colorate, brillanti e ci conduce sul sentiero della luce.

Grazie Barbara anche per la dedica: “A Carmelina compagna di viaggio alla scoperta della luce, un abbraccio di stelle
“Scintille di sole” è stato pubblicato da Otma Edizioni nel 2005.


Analisi del prof. Alessandro Casavola di Roma, esperto di Letteratura Italiana,  in una lettera datata 30 giugno 2006.

Bella la poesia “Catene”. Le catene che ci imprigionano ce le mette il cuore, che ha paura di amare. Ma come nasce questa paura, io mi chiedo? Qualche risposta in altre poesie…

“Emozioni”, altra poesia che mi ha colpito. Le emozioni le hai raffigurate bene in cavalli neri che galoppano senza meta… In effetti noi, nella nostra vita, proviamo emozioni sul momento, non prevediamo un effetto, con le emozioni non costruiamo… senza meta i cavalli… gli zoccoli lasciano – tu dici – un segno su di un terreno riarso. Qui entri nella tua visione esistenziale… terreno riarso come il cuore che ha paura di amare… Ma si ha, allora, paura di amare perché le emozioni non si traducono in qualche cos’altro? In sensazioni, in percezioni di noi, degli altri che ci aiutino a capirci, ad affidarci? Chi ama si affida… Che dici?

“Presunzione”. Interessante anche questa poesia. Uno scultore sta dando l’ultimo tocco alla statua, spera, presume che cosa? Di renderla perfetta, di renderla palpitante, di renderla viva e di carne… E tutto si sgretola con l’ultimo colpo… La mia attenzione è caduta sul verso “ma non sapeva…”. La presunzione di un artista è così, non nasce da tracotanza, da arroganza, è ingenua, lui crede di riuscire a dare la vita…

Se le tue poesie sono anche una riflessione sul comportamento umano, di tutti i giorni, dei giorni dell’amore… dovremmo dire che ci aiutano anche alla prudenza, a creare qualcosa non da soli ma assieme all’altra creatura…

“Tuffati nell’Universo”. La mia attenzione è caduta sui versi: “Bambina che non vuole svegliarsi” tu dici. Dovrebbe svegliarsi, invece, ed indossare un costume di luce (che vorrà dire? Bellezza, trasparenza, irraggiamento, qualità non veramente fisiche ma spirituali…) e tuffarsi nel mare. L’immagine del costume, nella costruzione del quadro, ti ha richiamato l’immagine connessa del mare… Ed il mare che significato simbolico-onirico può portarsi dietro? Quello della liberazione da impedimenti, limiti, impacci. Nell’acqua galleggiamo, ci spostiamo veloci, ci sentiamo diversi… più sciolti. L’acqua non ci resiste, è penetrabile… il mare è una strada allargata con direzioni infinite… il mare è qualcosa che c’inebria…
“Dedica”. In questa poesia sei raggiante, hai un interlocutore. E sei consapevole del tuo valore comunicativo, delle tue capacità poetiche e semantiche… A questo qualcuno vuoi fare una dedica, vuoi dedicargli le cose belle, strane, allusive, musicali che ci vengono da fuori…C’è in questa poesia il tuo armamentario poetico, ci sono i tuoi materiali. Tu punti scrivendo alla sinestesia, cioè alla somma di sensazioni che provengono da piani diversi, quello fisico, quello morale…
Tu dici che la neve cade come un bacio soffice. Certo la neve è soffice dove? Non sulle case, ma sulle labbra della città addormentata… Cosa ne viene fuori? Un intreccio di sensazioni che ci creano lampeggiamenti, flash, visioni narrative diverse. Tu in questa poesia che si divide in quadri con titoli: pianissimo, piano, mezzoforte, forte, fortissimo puoi alludere, grazie al materiale semantico che usi a situazioni narrative: io ci ho visto situazioni di approccio vitale, di delicate atmosfere amorose, di tremende tensioni… Quei titoli sono originali perché mutuati dal linguaggio della musica, da qui quell’impasto di termini, di sensazioni, di piani diversi… di cui ho detto. (Questa poesia potrebbe essere registrata su di un nastro con dietro i versi particolari sottofondi di musica… Chopin, un notturno, dietro Pianissimo… Dietro gli ultimi Beethoven, magari le note della Sinfonia l’Eroica, quando parli del vento che cinge tra le braccia l’oceano, e insieme vanno come l’andamento della sinfonia beethoveniana che è un andar innanzi all’eroe, un andare possente”.

Dal giornale dell’associazione onlus “Tutti i cuori di Rossana” – Anno 2 • n. 9, Ottobre 2006)

DIRE, FARE, SCRIVERE, CREARE…

La poesia di Barbara Colapietro è fatta di parole semplici e dirette, di versi che parlano al cuore di tutti, con genuinità e immediatezza, di emozioni, amore e solitudine.
Nata a Fano nel 1967 e diplomata in flauto al Conservatorio di Parma, Barbara è da otto anni segretaria di redazione de “Lo specchio della città”  di Pesaro. Dal 1994 scrive poesie e racconti in forma di fiaba ottenendo numerosi premi e riconoscimenti in concorsi letterari. Due sono i suoi libri “…e il mio cuore ha ripreso a cantare” (1997) e “Scintille di Sole” 2005), entrambi editi da OTMA Edizioni Milano.
Oltre ad essere volontaria del WWF, Barbara è terapeuta naturale Reiki

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